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Il più bel secolo della mia vita

Un bellissimo film di Alessandro Bardani sul tema dell’abbandono e dell’adozione

 
 
 
 

di Terry Bruno. Un film che ci fa riflettere sui ruoli e sui legami, di sangue o meno, nella nostra società. 

Regia: Alessandro Bardani
Cast: Sergio Castellitto (Augusto), Valerio Lundini (Giovanni), Carla Signoris (Gianna)
Nazionalità: italiana
Distribuzione: Lucky Red
Produzione: Goon Films, Lucky Red con Rai Cinema
Durata: 90′
Nel film è presente il brano inedito La vita com’è di Brunori SAS

 

 

 

Il più bel secolo della mia vita
Sergio Castellitto interpreta Gustavo.

Il più bel secolo della mia vita, uscito da un paio di mesi, è un film ironico, introspettivo, con punte a volte commoventi e a volte divertenti, che porta lo spettatore a vedere gli estremi opposti della vita. È un viaggio tra un mondo reale e uno che potremmo definire surreale, esilarante ed esistenziale che fa riflettere.

Il film accende i riflettori su una legge del 1983, ingiusta e anacronistica, in vigore ancora oggi in Italia, secondo cui un figlio non riconosciuto alla nascita, può conoscere l’identità dei suoi genitori biologici solo al compimento del centesimo anno di età. Ed è proprio questo che lega i due protagonisti del film: Gustavo – centenario – abbandonato in un orfanotrofio (Sergio Castellitto) e il giovane trentenne Giovanni (Valerio Lundini) che, dopo la morte di suo padre avvenuta da poco, ha saputo di essere stato adottato.

Il più bel secolo della mia vita
Valerio Lundini è Giovanni, un adottato.

Tale scoperta, avvenuta in tarda età, ha creato in lui una reazione di rifiuto della madre (Carla Signoris) e il desiderio, quasi ossessivo, di voler conoscere i propri genitori biologici. Per questo motivo diventa uno dei soci attivi dell’associazione Faegn (Associazione nazionale figli adottivi e genitori naturali) che lotta per cambiare tale legge così disastrosa.
Inizia così l’incontro tra i due protagonisti, uno ormai anziano, ma proiettato verso il futuro, e l’altro giovane intrappolato nel suo passato, un passato che vuole conoscere rifiutando il presente: una madre accogliente che ha avuto la colpa di non aver detto la verità.

È necessario dire la veritò ai bambini?

Spesso ci si chiede perché bisogna dire a un bambino adottato la verità. Parlarne subito permette al bambino di poter elaborare l’abbandono, che non è altro che un lutto, una separazione che lascia un vuoto che va colmato.

Il più bel secolo della mia vita
Carla Signoris, la madre adottiva di Giovanni

È un lungo processo e non un singolo episodio, perché si deve essere sempre pronti a dover ritornare su temi magari già considerati perché potrebbero nascere nuove domande o sentire il bisogno di riparlarne ancora. Quando il tutto viene comunicato in tarda età o lo si scopre per caso o per necessità, ci si sente traditi, confusi, non si sa più chi si è.

Infatti Giovanni cerca in Gustavo un complice, un supporto per la condizione che sta vivendo, dicendogli: «Lei è stato abbandonato come me e se una persona non sa da dove viene, è una persona incompleta». Ciò in cui si era creduto cade come un castello di carta sconquassato da un impetuoso e improvviso vento. Si mette in discussione tutto, compreso quell’affetto che si è ricevuto per tantissimo tempo.

Alla rabbia di aver vissuto nella menzogna, si aggiunge la paura, l’angoscia del futuro, di cosa fare. Ed è proprio a questo punto che voglio citare una frase che Gustavo dice a Giovanni: «I figli non so’ di chi li fa, i figli so’ di chi li ama», quell’amore che lui non è riuscito ad avere in tutti quegli anni trascorsi nell’orfanotrofio, aspettando invano che la madre lo portasse via da lì, sottraendolo alle angherie delle suore.

Il più bel secolo della mia vitaIl regista Alessandro Bardani non scade mai nella retorica e porta a riflettere sui ruoli e sui legami, di sangue o meno, nella nostra società e gioca sul contrasto tra i due fratelli di culla (come vengono definiti gli orfani), tra la seriosità del giovane e la leggerezza del vecchio, dosando il tutto molto bene, senza mai eccedere.

Bellissime sono le suggestive immagini di repertorio in bianco e nero che ricordano allo spettatore quanto il mondo possa cambiare in cento anni, accompagnate dalla canzone di Brunori Sas, scritta appositamente per il film.

Il più bel secolo della mia vita è un film che fa riflettere con un delicato humor, affrontando temi importanti come il rapporto genitori/figli, il diritto e il bisogno di conoscere le proprie origini, o anche di non voler sapere, ma soprattutto il saper accettare e perdonare non solo chi ha abbandonato, ma anche chi ha voluto creare una famiglia cercando di dare amore, magari sbagliando, a chi ha il diritto di essere amato.

Per saperne di più

Il trailer del film

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